Calligrafia

La scrittura cinese, costituita da più di cinquantamila ideogrammi oggigiorno catalogati da dizionario, è probabilmente la più antica al mondo, precedendo la lingua sumera scritta, il sanscrito dei Veda e l’accadico cuneiforme, attestati intorno al 3500, 3100 e 2800 a.C. rispettivamente. Essa risale infatti almeno alla fine del quinto millennio a.C., come testimoniano i ritrovamenti archeologici nel villaggio neolitico di Pan P’o 半 坡, nei dintorni di Hsien, di cocci e vasi d’argilla con incisioni di ideogrammi indicanti numeri e nomi di famiglie e tribù. I pittogrammi già d’epoca precedente diventano gradualmente ideogrammi, con significato anche simbolico e non solo raffigurativo.
Gli ideogrammi cinesi ne distinguono la lingua dalla quasi totalità di quelle delle altre grandi civiltà sopravvissute, in grande prevalenza costituite invece da segni fonetici. La sua origine pittografica ne è caratteristica essenziale, che esige una scrittura a mano. La calligrafia, la bella scrittura è quindi costitutiva della lingua ideogrammatica cinese.

Per le arti marziali tradizionali la calligrafia non è dunque mero impreziosimento letterario o arte meditativa, bensì anche incarnazione nella lingua e nel pensare cinesi, senza di cui il gesto marziale, dalla forma del movimento al suo significato o all’uso raffinato delle armi, perderebbe di qualità, senza così assurgere a sublime arte spirituale e corporea assieme, in dinamica armonia.

Il raffinatissimo uso della mano, in relazione diretta con l’attività cerebrale del pensare linguisticamente, è caratteristico dell’arte calligrafica nel pennellare a ritmo di respiro gli ideogrammi cinesi. E ciò è in stretta correlazione con l’esercizio marziale, in particolare nell’utilizzo raffinato delle armi. In una educazione motoria e spirituale, corporea, linguistica e mentale armoniosa e profonda.

In un’epoca in cui viene radicalmente ridotta la capacità manuale dei bambini, con conseguenze nefaste per un sano sviluppo della loro intelligenza superiore legata all’uso fine della mano, attraverso la prematura computerizzazione della scrittura, la meccanizzazione ed elettronicizzazione del corpo e della vita quotidiana, una riattivazione invece della manualità attraverso il contatto con la matita, il pennello o il bastone di legno – prima arma appresa nel Kung Fu 功 夫 – è la migliore esercitazione per uno sviluppo corretto e armonioso di corpo e mente assieme.

Già Aristotele (384-322 a.C.) comprese la stretta relazione fra finezza del tatto, propria per eccellenza alla mano dell’essere umano rispetto a ogni animale, e intelligenza. Nel De anima scrisse a proposito dell’uomo: «Mentre per quanto riguarda tutti gli altri sensi egli è inferiore a molti animali, di gran lunga li supera nella finezza del tatto. Per questo egli è anche il più intelligente fra tutti gli esseri viventi».

Il bastone – dapprima corto, Pang 棒, nello stile Shao Lin Ch’üan 少 林 拳 e successivamente lungo, Kun 棍, nello stile T’ai Chi Ch’üan 太 極 拳 – è la prima arma appresa nella Scuola Kung Fu Chang, poiché attraverso il contatto con il legno, elemento naturale che mantiene sempre un legame con la sua originaria vitalità, la mano dell’allievo sviluppa una intelligenza direttamente in rapporto con la neo-corteccia cerebrale.

In una prima fase di apprendimento è l’uomo a guidare l’arma. In una seconda arma e uomo divengono una cosa sola, tanto l’uomo è divenuto avvezzo e consueto all’arma. Infine, il livello superiore, a pochi accessibile, prevede che l’uomo sia divenuto così abile e sensibile da assecondare l’arma, cosicché l’arma stessa guidi l’uomo.

La prima arma nobile delle diciotto studiate nello stile Shao Lin Ch’üan 少 林 拳 e delle cinque nello stile T’ai Chi Ch’üan 太 極 拳 è Tao 刀, la sciabola. La sciabola rappresenta la tigre, forte e coraggiosa, i cui artigli strappano, le cui zanne dilaniano, dagli occhi folgoranti e raggelanti per rapidità e determinatezza. Impavida e feroce, pesantissima eppure agile nel suo balzare, la tigre è la regina degli animali, impera in ogni dove, tanto che il suo colore, il giallo, vale come epiteto imperiale in Cina, da cui Huang Ti 黃 帝, Imperatore Giallo, nome del primo imperatore cinese.

La tigre è in generale l’animale a cui più si ispiri lo stile Shao Lin Ch’üan 少 林 拳. Il suo terribile ruggito è all’origine del grido, Fa Sheng 發 聲, del Kung Fu 功 夫: volto a unificare spirito e corpo nei momenti decisivi del combattimento.

Nell’ideogramma cinese di tigre, Hu 虎, assieme a tratti che ne raffigurano il caratteristico vello striato, muso e lunga coda, abbiamo la regione da essa abitata senza paura, un’elevazione desertica e inaccessibile, in cui ella sa anche vivere da sola, seminando morte attorno a sé: capace di solitudine in quanto consapevole del proprio passato e del proprio futuro, nell’istantaneo presente di coraggiosa presenza a sé di fronte alla sempre incombente mortalità.

Tuttavia, non è detto che un’arma meno nobile, apparentemente più debole, soccomba incontrandone una superiore, né che la mano nuda, improvvisamente colta disarmata, non riesca a difendersi o addirittura a signoreggiare un’arma affilata. Così è nel Kung Fu 功 夫 e in genere nella vita: il debole, il piccolo può anche vincere il forte e grande se la sua agilità fisica e mentale, la sua cedevolezza e flessibilità eccellono. Il giovane e minuto Davide – come narra l’Antico testamento nel Libro di Samuele – dimostrò ciò sconfiggendo il colossale e temibile Golia.

Gli ideogrammi Ching, Ch’i e Shen dipinti dal maestro Chang Dsu Yao

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