Storia

Vi furono nel corso della storia della civiltà cinese alcuni centri di studio, insegnamento e diffusione del sapere e della pratica marziale particolarmente rilevanti. Primo fra tutti è stato il tempio e monastero buddhista di Shao Lin 少 林.

Il tempio sorse sulle pendici del sacro Monte Sung 嵩, nel Sud della provincia di He Nan, al finire del V secolo d.C., nel 496, ad opera del monaco buddhista indiano Buddhabhadra o Pa T’o 跋 陀 in cinese (?-498). Il nome Shao Lin 少 林può riferirsi alla “giovane foresta” che contornava la regione, o anche al nome stesso della cima Ovest del complesso di cime denominato Monte Sung 嵩, cioè il Monte Shao Shih 少 室 (1512 metri), e al relativo “bosco”, Lin 林.

La regione era già da tempo ritenuta sacra, soprattutto da parte dei taoisti. Nel 110 a.C. lo stesso imperatore, Han Wu Ti, ascese la vetta centrale del Monte Sung嵩 e colà offrì sacrifici alla divinità. Prima e dopo la fondazione del monastero buddhista, importanti monaci taoisti risiedettero sulla montagna sacra, considerata la principale delle cinque vette sacre cinesi e quindi il centro del mondo.

Dopo pochi anni dall’istituzione, giunse al monastero di Shao Lin 少 林 il monaco indiano buddhista Bodhidarma, Ta Mo 達 摩 in cinese (483-537?), intorno al 520. Egli insegnò ai monaci confratelli esercizi di respirazione e meditazione e introdusse quindi di fatto in Cina il buddhismo Ch’an 襌, della quiete o meditazione, il quale gradualmente si diffonderà sino a giungere quindi successivamente anche in Giappone, con il nome di Zen. Solo posteriormente gli si attribuirono insegnamenti marziali e scritti che con molta probabilità non risultano direttamente suoi, come il celebre e importantissimo I Chin Ching 易 筋 經 (Trattato sulla trasformazione dei tendini, 1624).

È storicamente attestato che i monaci del tempio di Shao Lin 少 林 respinsero già nel 610 un attacco di banditi e nel 621 affiancarono il futuro imperatore Li Shih Min nel liberare i possedimenti del monastero nella Valle dei Cipressi, occupati da Wang Shih Ch’ung. Ma in epoca T’ang 唐 (618-907) non è documentabile una vera scuola marziale interna al tempio: né specifici metodi di combattimento, né riferimenti a peculiari armi. A partire dall’impero dei Sung 宋 (960-1279) si possono invece ritenere presenti nel monastero forme di addestramento marziale. Una stele del monastero risalente al XII secolo è dedicata a celebrare il dio buddhista Nārāyaṇa, altro nome della deità guerriera Vajrapāṇi, nume tutelare nella pratica marziale del tempio brandente un fulmine.

Pur ispirandosi sempre a principi di difesa nonviolenta, come consono a monaci dediti alla preghiera, alla pacificazione e all’illuminazione, che elaborarono quest’arte marziale a scopo salutare e difensivo, sia per corroborare il proprio corpo logorato da lunghe sedute di meditazione, sia per difendersi dai briganti che infestavano la regione dove sorse il tempio, assurgendo a corpo di guardia imperiale proprio per l’eccellenza marziale acquisita, lo Shao Lin Ch’üan 少 林 拳 come accresciutosi nel corso del tempo presenta tecniche assai dinamiche, costituite da parate, pugni, colpi di mano e di piede, sino a prese, pressioni, leve, proiezioni, cadute e all’uso raffinato di ben diciotto diverse armi tradizionali.

La prima arma studiata nel tempio di Shao Lin 少 林, non a caso, fu il bastone lungo, il Kun 棍, che pur essendo certo un efficace strumento di combattimento; tuttavia, non risulta inevitabilmente letale come altre armi cosiddette nobili. Del resto, il bastone era uno dei diciotto effetti personali del monaco, quello assurto a suo emblema quale attributo di autorevolezza e potenza spirituale, magica e difensiva, ancora a prescindere dall’uso marziale.

Uno dei pochi trattati antichi autentici rimastici su pratiche marziali di Shao Lin 少 林, elaborato dal maestro Ch’eng Tsung Yu 程 宗 猷 (1561-?), il quale visse un decennio nel monastero, è significativamente dedicato al bastone: Shao Lin Kun Fa Ch’an Tsung 少 林 棍 法 闡 宗 (Descrizione delle tecniche originali di bastone lungo di Shao Lin), del 1610. Lo scritto, accuratamente illustrato con raffigurazioni delle cinquantatré tecniche e forme (Shih 势) di bastone e di loro sequenze in percorsi (Lu Shih 路 势), è anche una significativa testimonianza delle due anime o “montagne” del monastero: «Il monastero di Shao Lin è annidato fra due montagne: quella culturale (Wen 文) e quella marziale (Wu 武). Infatti, questo monastero ha parimenti diffuso il metodo del combattimento con il bastone (Kun 棍) e le dottrine della setta Ch’an, ragion per cui gentiluomini di tutto il paese lo hanno sempre ammirato» (Ch’eng Tsung Yu 程 宗 猷, Shao Lin Kun Fa Ch’an Tsung 少 林 棍 法 闡 宗).

Dal trattato Shao Lin Kun Fa Ch’an Tsung (1610) di Ch’eng Tsung Yu (1561-?)

Per quanto riguarda le tecniche a mano nuda, sembra che nel monastero di Shao Lin 少 林 siano state sviluppate solo successivamente a quelle di bastone (lo sostiene convincentemente Meir Shahar, The Shaolin Monastery, The University of Hawaii Press, Honolulu 2008; Il monastero di Shaolin, trad. italiana di Bettina Mottura, Astrolabio, Roma 2011). L’attestazione più remota, in uno scritto, di utilizzo di metodi di combattimento senza armi, con gambe o mani nude, nel tempio risale solo al XVI secolo. Nella poesia di T’ang Shun Chih 唐 順 之 (1507-1560) Ballata del pugno del monaco Emei (E Mei Tao Jen Ch’üan Ke 峨嵋 道 人 拳 歌) v’è un primo riferimento a Ch’üan 拳. I due testi classici più remoti nel tempo relativi allo stile Shao Lin 少 林 di combattimento a mano nuda, i quali presumibilmente presuppongono entrambi una fonte comune di pochi anni più antica, del XVII secolo, sono il Classico della destrezza. Raccolta di tecniche di destrezza (Ch’üan Ching. Ch’üan Fa Pei Yao 拳 經。 拳 法 糒 要, 1680) e la Tradizione segreta di Hsüan Chi delle formule sui punti di agopuntura nel pugilato (Hsüan Chi Mi Shou Hsüeh Tao Ch’üan Chüeh 玄 穖 秘 授 穴 道 拳 訣, XVII sec.).

Invece nel testo del celebre generale Ch’i Chi Kuang 戚 繼 光 (1528-1588) Ch’üan Ching Chieh Yao 拳 經 捷 要 (Fondamenti del Classico della destrezza) abbiamo un’ampia illustrazione della destrezza nel combattere a mani nude nel periodo Ming 明 (1368-1644), senza tuttavia menzione del tempio di Shao Lin 少 林 a questo proposito. Lo scritto, incluso nel suo Chi Hsiao Hsin Shu 纪 效 新 書 (Nuovo trattato sull’efficienza militare) del 1562, ma poi espunto dalla seconda edizione dal generale stesso curata nel 1584, seleziona le trentadue posture ritenute migliori fra quelle di sedici diversi stili presi in esame, sostenendo che le tecniche a mano nuda siano «il fondamento delle arti marziali», benché sembrino «irrilevanti nell’arte della guerra di massa».

Posizione K’ua Hu, cavalcare la tigre, da Ch’üan Ching Chieh Yao (1562) di Ch’i Chi Kuang (1528-1588)

Posizione di T’sui Pa Hsien Ch’üan tratta dalllo Ch’üan Ching (1680)

Fra le tantissime e variegate, quelle caratteristiche dello stile Shao Lin 少 林 sono, ad esempio, le tecniche a mano nuda imitative di animali. I movimenti rapidi, forti, coraggiosi si ispirano principalmente a quelli della tigre, ma altri diversi animali sono stati osservati e imitati nell’elaborazione degli esercizi, come il mitico drago dall’andamento flessuoso, ampio e maestoso, la gru con il suo aguzzo, pungente, secco colpire con becco e ali, il serpente sinuoso, alternatamente immobile o strisciante, lentissimo o folgorante nel lanciarsi di scatto in morsi velenosi, il leopardo agile nei balzi, negli attacchi circolari, nei rapidissimi cambiamenti di direzione che non ne intaccano la forza, energia e ferocia.

Sul finire dell’impero Ming 明 (1368-1644) il tempio di Shao Lin 少 林 venne distrutto: tuttavia non in seguito alla pur imminente invasione della Cina da parte dei Manciù, poi avvenuta nel 1644, ma già nel 1641, ad opera di un’armata di diecimila banditi capeggiata da Li Chi Yü (?-1647). Entrato nel monastero con settecento uomini attraverso l’inganno, con la scusa di partecipare ad una cerimonia religiosa, il traditore e i suoi accoliti passarono a fil di spada i monaci celebranti e il monastero fu quindi attaccato dal restante esercito di predoni finché, dopo una feroce battaglia, venne conquistato e distrutto. I pochi monaci superstiti alla devastazione ne costruirono uno nuovo nel Sud della Cina, nella provincia di Fu Chien. Nel 1736 anche il tempio del Sud venne dato alle fiamme e conquistato per ordine dell’imperatore Ch’ien Lung 乾 隆. Al Nord, successivamente alla distruzione del 1641, venne ricostruito il tempio, due o tre volte, con sempre nuove distruzioni. All’inizio dell’epoca Ch’ing 清 (1644-1911) il tempio risultava quindi già del tutto abbandonato e per più di quarant’anni rimase tale. Dopo la sua riapertura venne comunque tenuto sotto stretto controllo imperiale e a più riprese boicottato, attaccato e danneggiato, infatti costituiva, perlomeno spiritualmente, un rilevante centro di resistenza contro gli invasori mancesi.

Nel 1928 il monastero di Shao Lin 少 林 venne occupato dal generale Shih Yu San, che lo fece incendiare, in particolare dando fuoco a tutti gli archivi, con conseguente distruzione di preziosi documenti, copie di scritti buddhisti e la quasi totalità dei testi sulle pratiche marziali.

Nel 1966 il monastero fu profanato e invaso dalle guardie rosse del regime comunista cinese, alle quali venne ordinato di distruggere ogni testimonianza religiosa e marziale, incendiando tutto e uccidendo o cacciando ogni monaco. L’intero tempio di Shao Lin 少 林 venne quindi chiuso e i monaci dispersi, sino al 1980, anno in cui il governo decise di riaprirlo e ricostituire in certo modo la tradizione perduta. Venne subito ambientato in esso un film di grande successo, Il tempio Shaolin di Jet Li (1982). Ritrovati otto monaci sopravvissuti alla “rivoluzione culturale”, fra di essi fu scelto come abate provvisorio del monastero Hsing Cheng 行 正 (1914-1987), poi nel 1999 venne ufficialmente nominato l’attuale, Yung Hsin 永 信 (1965), da parte di un comitato governativo. Il monaco Su Hsi 素 喜 (1924-2006) ha recentemente riscritto, prima di morire, testi religiosi e marziali appresi a memoria come giovanissimo novizio del monastero, entratovi undicenne ai tempi dell’abate Chen Hsü (1893-1955). Migliaia di giovani aspiranti monaci giungono da tutta la Cina e anche da disparate regioni del mondo nella speranza di ritrovare nel ricostruito Tempio di Shao Lin 少 林 antiche tradizioni spirituali, salutari e marziali.

Non lontano dal Monte Sung 嵩 e dal tempio di Shao Lin 少 林, su di un altro monte sacro, il Wu Tang 武 當, nel Nord della provincia di Hu Pei, visse il monaco taoista Chang San Feng 張 三 丰 (XIII-XIV sec.), forse già esperto maestro di Shao Lin Ch’üan 少 林 拳. Sembra che egli sia vissuto sotto la dinastia Yüan 元 (1279-1368) o addirittura sotto i Sung 宋 del Sud (1127-1279). Scarsissime sono le notizie storicamente documentae su di lui, ma la tradizione gli ascrive la prima vera e propria creazione del T’ai Chi Ch’üan 太 極 拳, la “destrezza della suprema polarità”.

Una leggenda riportata nell’Epitaffio per Wang Cheng Nan (Huang Tsung Hsi 黄 宗 羲, Wang Cheng Nan Mu Chi Ming 王 征 南 墓 志 铭, 1669) narra che, in sogno, apparve a Chang San Feng 張 三 丰 l’imperatore primordiale o imperatore nero, Hsüan Ti 玄 帝, stesso, detto Chen Wu 真 武, il vero guerriero, divinità taoista venerata nella regione e legata alla stella polare a cui anche il T’ai Chi Ch’üan 太 極 拳 fa riferimento. Questi gli rivelò il metodo marziale divenuto poi così celebre e che il monaco taoista ebbe modo di verificare il giorno seguente stesso, respingendo da solo più di cento banditi che lo assalirono.

Un’altra leggenda narra che un giorno Chang San Feng 張 三 丰 vide lottare fra loro una gru e un serpente, senza che uno dei due animali riuscisse a prevalere sull’altro, in continui movimenti sinuosi e leggeri. Ispirandosi a questa visione, egli elaborò la raffinata arte difensiva. Oppure osservò il combattimento, d’una gazza all’attacco d’un serpente, che vide prevalere quest’ultimo grazie alla sua sinuosità e flessibilità, lentezza e rapidità: qualità essenziali al T’ai Chi Ch’üan太 極 拳.

Storicamente più documentabile è che sotto il regno di Ch’ien Lung 乾 隆 (1735-1795) visse il grande maestro di T’ai Chi Ch’üan 太 極 拳 Wang Tsung Yüeh 王 宗 岳, di cui è stato tramandato il celebre testo T’ai Chi Ch’üan Ching 太 極 拳 經 (Trattato classico di T’ai Chi Ch’üan). Una tradizione fa risalire a lui l’origine del T’ai Chi Ch’üan poi praticato dalla famiglia Ch’en 陳, trasmesso attraverso il suo allievo Chiang Fa 蔣 發. Un’altra invece vede nel capostipite dei Ch’en, Ch’en Wang T’ing 陳 王 庭 (XVII sec.), la sua creazione. I Ch’en vivevano in un villaggio di campagna, chiamato Ch’en Chia Kou, Villaggio della famiglia Ch’en, nella provincia di Ho Nan, proprio per la fama di tale famiglia.

Il maestro Yang Lu Ch’an 楊 露 禪 (1799-1872), fondatore dello stile Yang 楊, apprese il T’ai Chi Ch’üan direttamente dalla famiglia Ch’en 陳, come allievo del maestro Ch’en Ch’ang Hsing 陳 長 興 (1771-1853). Dapprima Yang Lu Ch’an dovette entrare nella famiglia come servitore, apprendendo di nascosto l’arte del maestro. Poi questi lo scoprì, ma comprendendone le grandi doti lo prese come proprio allievo. Ultimo grande celebre maestro dei Ch’en 陳 fu Ch’en Fa K’o 陳 發 科 (1887-1957), il quale nel 1920 portò a Pechino lo stile della famiglia.

Va ricordato che Yang Lu Ch’an fu maestro, oltre che dei propri discendenti di sangue, anche di Wu Yü Hsiang 武 禹 襄 (1812-1880), creatore dello stile Wu 武, il quale fra i suoi allievi ebbe il proprio nipote Li I Yü 李 亦 畬 (1832-1892), fondatore di un altro stile di T’ai Chi Ch’üan 太 極 拳, appunto lo stile Li 李. Invece uno dei tre figli di Yang Lu Ch’an, il secondo, Yang Pan Hou 楊 班 侯 (1837-1892), fu anche maestro di Wu Ch’üan Yu 吳 全 佑 (1834-1902), il quale diede origine ad un altro ulteriore stile, Wu 吳.

Yang Lu Ch’an già a metà del XIX secolo iniziò a insegnare pubblicamente, a Pechino, il T’ai Chi Ch’üan, iniziando a diffonderlo al di là della ristretta cerchia familiare. Il terzo figlio di Yang Lu Ch’an, Yang Chien Hou 楊 健 侯 (1839-1917), ebbe tre figli, il terzo dei quali fu Yang Ch’eng Fu 楊 澄 甫 (1883-1936), colui che per primo diffuse ampiamente in tutta la Cina il T’ai Chi Ch’üan.

Docente in molte città cinesi, Yang Ch’eng Fu svolse la sua attività in particolare presso l’Associazione della destrezza per raggiungere la flessibilità (Chih Jou Ch’üan She 致 柔 拳 社), creata a Shanghai nel 1925 dal suo allievo Chen Wei Ming 陳 微 明 (1881-1958), che in quell’anno stesso pubblicò un importante volume in collaborazione con il maestro: T’ai Chi Ch’üan Shu 太 極 拳 術 (L’arte del T’ai Chi Ch’üan, Chih Jou Ch’üan She, Shanghai 1925).

Fra i principali allievi del maestro Yang Ch’eng Fu, due in particolare divennero maestri del maestro Chang Dsu Yao 張 祖 堯 (1918-1992): Liu Pao Chün 劉 保 君 (1892-1947) e Chang Ch’ing P’u 張 慶 樸 (1903-1963). Inoltre un altro celebre allievo del maestro Yang Ch’eng Fu, Cheng Man Ch’ing 鄭 曼 青 (1902-1975), divenne amico del maestro Chang Dsu Yao nel periodo di permanenza a Taipei, negli anni cinquanta, con un fecondo e reciproco scambio di conoscenze marziali.

Yang Ch’eng Fu venne inoltre chiamato all’Istituto centrale di Nanchino per lo studio dell’arte nazionale (Nan Ching Chung Yang Kuo Shu Kuan 南 京 中 央 國 術 館) ad insegnare T’ai Chi Ch’üan come primo maestro di tale stile nel 1928, anno della sua fondazione (l’istituto venne poi chiuso nel 1948). Tale istituto raccolse da tutta la Cina i migliori maestri viventi, permettendo quindi la raccolta e la ricerca, l’approfondimento e lo studio, il coordinamento e l’insegnamento di tutti gli stili di arti marziali cinesi presenti ancora all’epoca, così formando per vent’anni una selezionatissima e dottissima schiera di nuovi maestri, esperti anche in più stili.

All’Istituto centrale di Nanchino insegnarono, tra i molti, i maestri: Chu Kuo Fu 朱 国 福 (1891-1968) e Sun Lu T’ang 孫 祿 堂 (1861-1933) lo Hsing I Ch’üan, Fu Chen Sung 傅 振 嵩 (1872-1953) il Pa Kua Chang, dal 1937 Wu I Hui 吳 翼 翬 (1887-1961) il Liu He Ch’üan, Ku Ju Chang 顾 汝 章 (1894-1952) il Pei P’ai Shao Lin Ch’üan (un’attenta rassegna in [Stefano Pernatsch], Storia del guo shu. L’educazione. I programmi didattici dell’Istituto di Nanchino, in «Samurai», 1, gennaio 2009, pagg. 111-115). Il maestro T’ang Hao 唐 豪 (1897-1959) fu supervisore dell’importantissimo dipartimento editoriale e condusse ricerche pionieristiche, ancor oggi fondamentali, di storia e analisi critica di tutte le arti marziali cinesi e dei loro testi superstiti, pubblicando numerosi volumi. Altro docente all’Istituto di Nanchino e autore di svariati libri documentali, metodologici e pratici fu Chiang Jung Ch’iao 姜 容 樵 (1890-1974).

Nel 1938 venne fondata anche a Kuei Lin, in Cina meridionale, un’Accademia militare per allievi ufficiali, denominata Chün Hsiao Ti Liu Fen Hsiao 军 校 第 六 分 校 (Accademia militare sesta divisione ufficiali), ove entrò l’anno stesso come cadetto anche il maestro Chang Dsu Yao 張 祖 堯 (1918-1992). Fra i diversi maestri che qui insegnarono, ricordiamo quelli che furono suoi principali docenti. Sin dalla fondazione dell’Accademia vi insegnò il maestro Chang Ch’ing P’u 張 慶 樸 (1903-1963), allievo diretto del maestro Yang Ch’eng Fu 楊 澄 甫 (1883-1936) e del maestro Sun Lu T’ang 孫 祿 堂 (1861-1933). Chang Ch’ing P’u insegnò in particolare gli stili Hsing I Ch’üan, Pa Kua Chang e Liang I Ch’üan. Invece il maestro Fu Chen Sung 傅 振 嵩 (1872-1953) insegnò ivi il Pa Kua Chang e lo Szu Hsiang Ch’üan. Altro docente dell’Accademia di Kuei Lin fu il maestro Ch’ang Tung Sheng 常 東 昇 (1908-1986), esperto in Shuai Chiao e Yüeh Chia Ch’üan.

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