Filosofia

Kung Fu Scuola Chang - 功 夫 張 派

V’è un principio presente sia nel pensiero taoista sia in quello confuciano, quindi essenziale per tutti i filosofi successivi e per la cultura cinese in genere, paradigmatico anche per le arti marziali. È contenuto nella massima di “agire senza agire”, Wei Wu Wei (oppure ). Possiamo trovarlo formulato nel Tao Te Ching (V sec. a.C.; cap. 63, cfr. capp. 43, 48, 57, 64), ma anche nei Dialoghi di Confucio (V sec. a.C.; Lun Yü , XV 59). Continuamente presente è poi nel classico taoista di Chuang Tzu (IV sec. a.C., cfr. capp. 7, 11, 12, 13, 24, 25). In particolare per il taoismo, la ricerca di un’azione non forzata, non violenta, va nella direzione della naturalità, del coltivare la spontaneità naturale, Tzu Jan .

Al principio dell’“agire senza agire” s’affiancherà poi la spiritualità buddhista con la sua morale nonviolenta. E il notevole sviluppo delle arti marziali cinesi nel monastero buddhista di Shao Lin a partire dal VI secolo d.C. – rafforza la natura nonviolenta, volta al contenimento, alla difesa e all’armonizzazione, delle pratiche di combattimento.

Nell’ideogramma Wu di Wu I o di Wu Shu , arte di difesa, è rappresentata un’alabarda che viene fermata, suggellando quindi la natura difensiva delle discipline marziali.

Il Kung Fu in genere e per eccellenza il T’ai Chi Ch’üan è un’arte difensiva – salutare, marziale, spirituale. Ispirandosi il T’ai Chi Ch’üan alla suprema polarità, all’armonia dinamica YinYang , il suo scopo supremo è quello di unire l’uomo alla suprema polarità, anzi, al cielo stesso. Il maestro Chang Dsu Yao formulò concisamente questo principio: T’ien Jen He I , «cielo e uomo insieme una cosa sola» (Chang Dsu Yao – Roberto Fassi, Corso di T’ai Chi Ch’üan, De Vecchi, Milano 2008, Giunti, Firenze 20122, pp. 5-6 e 352).

Il termine T’ai Chi compare in scritti antichi dapprima solo nello Chuang Tzu (IV sec. a.C.) e poi nel Ta Chuan , Grande commentario (II sec. a.C.) allo I Ching . La suprema polarità è qui detta essere il mutamento, la metamorfosi continua, il divenire dinamico di ogni realtà fra terra e cielo (per approfondimenti cfr. Roberto Fassi, Ignazio Cuturello, Davide Magni e Francesco Tomatis, Corpo e preghiera. La Via del T’ai Chi Ch’üan, Città Nuova, Roma 2012). A questa archetipica polarità o asse del cosmo si volge la disciplina marziale, interagendo anche rispetto ad azioni negative non in maniera contrappositiva, ma complementare e neutralizzante.

Non a caso il T’ai Chi Ch’üan si applica soprattutto attraverso prese, immobilizzazioni, leve, pressioni, poiché prendere e controllare l’avversario è il miglior modo di neutralizzarne la violenza senza recargli danno, premessa per una rappacificazione. Nel Kung Fu della Scuola Chang le tecniche di presa, Ch’in Na 擒 拿, sono fondamentali sia per gli stili interni sia per quelli esterni, secondo una finalità nonviolenta delle arti marziali. Il programma di studio ne prevede ben 108.

La Via del cielo è la virtù di vincere senza combattere. «La Via del cielo non combatte e tuttavia vince con valore», «T’ien Chih Tao Pu Cheng Erh Shan Sheng 天 之 道 不 爭 而 善 勝» – disse l’antico maestro Lao Tzu (Tao Te Ching , cap. 73).

Il Kung Fu è quindi nella sua dimensione più profonda una meditazione in movimento e una filosofia di vita, attinta attraverso il graduale raggiungimento della consapevolezza di sé e dell’autocontrollo, sino alla più umile contemplazione del vuoto al centro stesso dell’azione. Hsü , vuoto, indica nell’ideogramma cinese la ricerca di sé (sospesi fra proprio passato e avvenire), nell’abitare i luoghi più impervi e solitari, al limitare della morte, con il coraggio e la prontezza di una tigre.

Meditative e spirituali, le arti marziali classiche iniziano e finiscono con la cerimonia del saluto. Kuei Pai Li 跪 拜 禮, il saluto, significa letteralmente “cerimonia dell’inchinarsi in avanti in ginocchio”. Si tratta di un rito di origine confuciana costituente una vera e propria forma di meditazione e preghiera rivolta a tre entità superiori: cielo, antenati, maestri del passato.

Il cielo è la dimensione più grande, la Deità eccelsa che a tutto presiede. I nostri antenati sono coloro che hanno permesso la rigenerazione umana sino a noi. E grazie ai preziosi insegnamenti dei maestri del passato la tradizione è stata elaborata e tramandata sino a oggi e potrà sopravvivere e continuare a trasmettersi di maestro in allievo e maestro. Il saluto è quindi la migliore preparazione per svolgere bene il Kung Fu .

Il maestro, Shih , indica la Via col proprio esempio, trasmette il patrimonio di insegnamenti e tecniche della tradizione, risponde ai dubbi degli allievi e ne suscita gli interrogativi. Così egli porta sulla via della ricerca i propri allievi, in un comune percorso verso la Via, il Tao ancora maggiore di ciò di cui non si può pensare nulla di maggiore, comunione di cammino imprescindibile per un’autentica comunicazione, per la trasmissione della tradizione del Kung Fu , possibile solo, giorno per giorno, di cuore in cuore.

© 2015 Francesco Tomatis – riproduzione riservata